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Il mercato degli affitti in Italia: la situazione al Q3 2024
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Il mercato degli affitti in Italia: la situazione al Q3 2024

Il terzo trimestre del 2024 ha visto un significativo cambiamento nel mercato degli affitti in Italia, con un aumento del canone medio del 10% rispetto all’anno precedente.

Questo incremento è stato causato dalla crescente domanda di immobili, a fronte di un’offerta in continua diminuzione.

Aumento dei canoni di locazione

Nel corso del 2024, il prezzo degli affitti ha subito un’impennata significativa. Il canone medio, nel terzo trimestre 2024, è ora pari a 13,89 €/mq al mese, con il costo di un bilocale che si attesta a circa 842 euro al mese, rispetto ai 776 euro dello stesso periodo dell’anno precedente. Questa crescita è accompagnata da una maggiore velocità di assorbimento delle offerte sul mercato: un immobile in affitto rimane disponibile per meno di tre mesi prima di trovare un locatario.

Nonostante un lieve aumento dell’offerta rispetto al 2023, la situazione è molto diversa rispetto al periodo pre-pandemico. Da allora, la domanda di affitti è aumentata del 38%, mentre l’offerta si è dimezzata, registrando una perdita del 54% degli immobili disponibili. Questo squilibrio ha portato a un’intensificazione della competizione tra i potenziali affittuari e a un ulteriore rialzo dei canoni di locazione, che dal 2019 sono cresciuti del 42%.

KPI affitti Q3 2024

KPI affitti Q3 2024 Fonte: Immobiliare.it

Questi KPI forniscono una rappresentazione chiara e dettagliata dell’andamento del mercato degli affitti nel terzo trimestre del 2024, in relazione allo stesso periodo dell’anno precedente, consentendo di comprendere meglio le dinamiche tra domanda e offerta.

Accessibilità ridotta per single e coppie

Single e coppie sono coloro che hanno risentito maggiormente del continuo aumento dei prezzi degli affitti, riducendo sensibilmente il loro indice di accessibilità alla locazione di un immobile.

Vivere da soli sembra ormai essere diventato un privilegio. Mentre nel 2023 un single poteva permettersi il 19% degli immobili in affitto disponibili, nel 2024 questa percentuale è scesa al 14%. Tale diminuzione riflette un mercato sempre più oneroso per chi deve sostenere un affitto con una sola fonte di reddito, limitando le opzioni abitabili a pochi appartamenti con metrature minime o ubicati in aree periferiche, spesso lontane dai centri di lavoro e svago.

Anche le coppie hanno visto un calo dell’accessibilità, con la quota di immobili accessibili scesa dal 62% al 55% nello stesso periodo. Questa diminuzione evidenzia una pressione crescente anche per chi condivide le spese, lasciando meno margine di scelta rispetto al passato e riducendo spesso la qualità della vita abitativa.

Affitti vs mutui: una nuova tendenza

Un altro cambiamento importante riguarda il rapporto tra canone di affitto e rata del mutuo.

Rata del mutuo vs. canone mensile medio 2021 – Q3 2024

Confronto storico tra rata del mutuo e canone mensile medio Fonte: Immobiliare.it

L’aumento dei tassi di interessi sui mutui, a partire da metà 2022, ha portato ad un incremento economico delle rate dei mutui, che ha superato proporzionalmente la crescita dei canoni di affitto.

Con il recente calo dei tassi di interesse, invece, l’importo medio delle rate ha iniziato a diminuire, sebbene i prezzi degli immobili in vendita siano continuati a salire. Allo stesso tempo, i canoni mensili hanno mantenuto una crescita costante. Questi due andamenti contrapposti hanno fatto sì che, da inizio 2024, il canone medio ha sorpassato gli importi delle rate dei mutui.

Dinamiche regionali: differenze tra Nord, Centro e Sud

Analizzando le diverse aree geografiche, emergono forti differenze nei prezzi degli affitti.

Il Nord-Ovest, con 16,09 €/mq al mese, si conferma come la regione più costosa per gli affitti, mentre le Isole presentano i prezzi più bassi, con una media di 8,34 €/mq al mese. Tuttavia, la ridotta accessibilità agli affitti per i single si riscontra in modo simile in entrambe le aree, con solo il 17% del mercato accessibile.

Il Centro Italia è l’unica zona a registrare una diminuzione dell’offerta di affitti (-15%), ma questo calo non ha fermato la pressione della domanda, nonostante quest’ultima sia aumentata solo del +1% rispetto a settembre 2023.

Nelle regioni meridionali e insulari si è sviluppata una dinamica favorevole ai locatori, con tassi di conversione migliori, un aumento della pressione della domanda e una competizione tra affittuari più bassa rispetto al Nord.

Canone mensile medio – Q3 2024

Canone medio mensile al Q3 2024, differenziato per soluzioni con una, due o tre stanze Fonte: Immobiliare.it

Le grandi città: variazioni nei prezzi degli affitti

Nelle principali città italiane, l’andamento dei canoni di affitto mostra una crescita generalizzata, sebbene con alcune variazioni. Palermo (+15,5%), Napoli (+14,8%) e Venezia (+11,4%) hanno registrato gli aumenti più rilevanti, mentre Milano, pur continuando a essere tra le città più care, con un canone medio di 22,59 €/mq, ha registrato una stabilizzazione dei prezzi (+0,3%), seguita da Firenze con 20,70 €/mq.

Grandi città: canone mensile medio vs rata media mutuo

Differenza tra il canone mensile medio e la rata media del mutuo nelle grandi città Fonte: Immobiliare.it

Analizzando il divario tra il canone d’affitto e la rata del mutuo, emerge che il gap maggiore si riscontra a Verona, Milano e Venezia, dove raggiunge rispettivamente il 40%, 30% e 27%.

Conclusioni

Il mercato degli affitti in Italia nel 2024 si caratterizza per un aumento dei prezzi, una domanda in crescita e un’offerta sempre più limitata. Questo scenario rende la competizione tra gli affittuari particolarmente accesa, specialmente nelle grandi città e nelle aree più richieste. Resta da vedere se il trend si stabilizzerà nei prossimi mesi o se continuerà a favorire i locatori.

Cedolare secca: vantaggi e opportunità per proprietari di immobili
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Cedolare secca: vantaggi e opportunità per proprietari di immobili

La cedolare secca è un regime fiscale che offre una soluzione vantaggiosa per i proprietari di immobili destinati ad uso abitativo.

Introdotta come opzione facoltativa, si rivolge ai locatori che preferiscono un’alternativa semplificata al tradizionale sistema di tassazione sui redditi derivanti dall’affitto.

Cos’è la cedolare secca?

La cedolare secca è un’imposta sostitutiva che permette di semplificare gli oneri fiscali per i contratti di locazione.

Scegliendo questo regime, il proprietario paga un’imposta sostitutiva sull’IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche) e le addizionali dovute sui redditi derivanti dall’affitto. Inoltre, questo regime consente di evitare il pagamento dell’imposta di registro e dell’imposta di bollo per la registrazione, la risoluzione e la proroga dei contratti di locazione.

Gli immobili su cui è possibile utilizzare la cedolare secca devono essere locati ad uso abitativo e devono rientrare nelle categorie catastali comprese da A1 a A11 (ad esclusione dell’A10 – Uffici o studi privati):

  • A1 – Abitazione di tipo signorile;
  • A2 – Abitazione di tipo civile;
  • A3 – Abitazioni di tipo economico;
  • A4 – Abitazioni di tipo popolare;
  • A5 – Abitazioni di tipo ultrapopolare;
  • A6 – Abitazione di tipo rurale;
  • A7 – Abitazione in villini;
  • A8 – Abitazione in villa;
  • A9 – Castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici;
  • A11 – Abitazioni o alloggi tipici dei luoghi.

Come funziona?

L’imposta sostitutiva della cedolare secca si applica sul canone di locazione annuo. Nel dettaglio:

  • nei contratti di locazione ordinari, l’aliquota è del 21%;
  • nei contratti a canone concordato, ossia quelli che seguono accordi territoriali definiti tra comune e associazioni di categoria degli inquilini e dei proprietari, l’aliquota scende al 10%. In particolare, si fa riferimento a immobili situati in comuni con carenze di disponibilità abitative e in comuni ad alta tensione abitativa individuati dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile);
  • nei contratti di locazioni brevi, l’aliquota è pari al 21%, per una seconda abitazione l’aliquota sale al 26%. La cedolare secca si applica solo se si affittano al massimo quattro appartamenti all’anno; oltre questa soglia, l’attività è considerata imprenditoriale.

Un elemento importante da considerare è che, aderendo a questo regime, il locatore rinuncia a richiedere l’aggiornamento del canone, anche se previsto contrattualmente, compresa la rivalutazione basata sull’indice ISTAT.

A chi è rivolta?

La cedolare secca può essere scelta dai proprietari o titolari di un diritto reale di godimento (come l’usufrutto) che affittano immobili ad uso abitativo. Sia il locatore che il conduttore devono essere persone fisiche e non devono agire nell’esercizio di un’attività d’impresa o professionale.

Ma attenzione, forse qualcosa sta cambiando; alcune sentenze della cassazione, l’ultima del 7.05.2024 hanno stabilito che tale regime sia applicabile anche in caso di locazione (sempre abitativa) a società o impresa. È ancora presto, ed è sicuramente meglio attendere le determinazioni dell’AdE.

Durata

Attivando l’opzione della cedolare secca, essa resta valida per tutta la durata del contratto o della proroga.

Il locatore ha la possibilità di prorogarla o revocarla:

  • proroga: in questo caso l’opzione per la cedolare secca va confermata insieme alla comunicazione di proroga, entro 30 giorni dalla scadenza del contratto o della proroga precedente;
  • revoca: il locatore ha la possibilità di revocare l’opzione in ciascun anno contrattuale successivo a quello in cui è stata valida la cedolare secca.  Tempisticamente la revoca deve essere effettuata entro 30 giorni dalla fine dell’annualità precedente e, se dovuta, occorre procedere al pagamento dell’imposta di registro.

Vantaggi della cedolare secca…

Il regime della cedolare secca offre una serie di vantaggi fiscali e amministrativi:

  • semplificazione fiscale: il reddito da locazione non si cumula con gli altri redditi del locatore ai fini IRPEF, facilitando la gestione fiscale complessiva;
  • risparmio su imposte aggiuntive: non sono dovute né l’imposta di registro né l’imposta di bollo, riducendo ulteriormente i costi legati al contratto di locazione;
  • se l’immobile ha più proprietari, ciascuno può decidere autonomamente se aderire alla cedolare secca: senza influenzare la scelta degli altri. Questa opzione si estende anche alle pertinenze dell’abitazione, come garage o cantine, se affittate insieme all’immobile principale.

… e svantaggi

La cedolare secca presenta anche alcuni svantaggi:

  • nessun adeguamento del canone all’inflazione: si rinuncia all’aggiornamento ISTAT relativo all’indice nazionale dei prezzi;
  • perdita delle detrazioni: non versando le imposte tramite Irpef, si rischia di non beneficiare completamente delle detrazioni fiscali previste per i vari bonus a cui si ha diritto;
  • aliquota fissa su canoni bassi: in caso di affitti molto bassi, l’aliquota fissa potrebbe risultare meno vantaggiosa rispetto alla tassazione ordinaria, specialmente per chi ha un reddito complessivo basso e si trova in scaglioni IRPEF inferiori.

Conclusioni

La cedolare secca rappresenta un’opzione estremamente interessante per i proprietari di immobili residenziali, che possono così semplificare la propria gestione fiscale e ridurre i costi associati alla locazione. È importante valutare attentamente i vantaggi rispetto alla rinuncia all’aggiornamento del canone, ma per chi desidera una gestione più lineare e immediata, la cedolare secca può fare la differenza.